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Evan Drake vuole il suo romanzo

BLOG di Paolo Borzini Evan Drake vuole il suo romanzo Chi ha letto la mia raccolta Universi Resilienti ha già incontrato per tre volte Evan Drake. Evan Drake, il mio detective preferito, è nato come un esperimento: provare a scrivere noir e hard-boiled in ambientazioni che, se non sempre fantascientifiche o fantasy, sono comunque tecnologiche, contaminate da un certo futuro possibile. Volevo capire se fosse possibile portare il fascino delle vecchie indagini in impermeabile, delle strade illuminate da neon sfarfallanti, dentro mondi dove le IA osservano, i corpi vengono potenziati e la realtà è sempre un po’ più sottile. Ma, come spesso accade ai personaggi riusciti, è cresciuto. E insieme a lui è cresciuto anche il suo ego. Ormai sta prendendo sempre più spazio nei miei appunti, nelle idee, nei racconti che scrivo. Ogni volta che penso di averlo parcheggiato per un po’, lui torna fuori, con un nuovo caso, una nuova indagine, una nuova ombra da inseguire. Ad oggi sono già otto i racco...

Non è estetica, è diagnosi!

BLOG di Paolo Borzini Non è estetica, è diagnosi. Ho cominciato a leggere il genere cyberpunk nel 1986, quando uscì in italiano Neuromante di William Gibson. Chiariamo subito una cosa. La fantascienza mi ha sempre affascinato, ma i sottogeneri che la compongono sono tantissimi, ed è riduttivo etichettarla tutta con un’unica parola. Basta pensare alle centinaia di libri scritti da Isaac Asimov. Si va dalle avventure di Lucky Starr ai robot, passando per i cicli della Fondazione. Molti autori, nella fantascienza degli anni ’40-’60, usavano il genere per far riflettere il lettore e affrontare temi spinosi. Catalogati semplicemente come “fantascienza”, quei romanzi riuscivano a passare indenni tra le maglie della censura e dell’accettabilità culturale. Basti citare Fiori per Algernon, che affronta il ruolo dell’intelligenza e della cultura nella vita, la condizione dei meno fortunati, l’uso degenerativo dei farmaci e il tema — ancora attuale — della sperimentazione animale e umana. Complet...

La mia libreria ha scaffali diversi...

BLOG di Paolo Borzini  La mia libreria ha scaffali diversi (e uno ha la S maiuscola) Sono un lettore onnivoro, e la mia libreria lo conferma. C’è di tutto, dai romanzi d’avventura pieni di sommergibili nucleari scritti da Patrick Robinson, alle missioni impossibili di James Rollins, dove il mondo rischia di finire almeno tre volte a libro. E prima ancora, tutta la pletora dei romanzi di Clive Cussler, con Dirk Pitt e Al Giordino sempre pronti a rischiare la propria vita, dalle fosse oceaniche fino alle cime delle montagne. Ho passato notti intere a seguire le indagini dell’ispettore Chen, tra shikumen affollate, templi, tè, tofu verde e battute sottili come la lama di un ventaglio.  Non mancano, naturalmente, i gialli con la G maiuscola quelli di Fred Vargas, che mescola folklore e crimini con la grazia di una penna che sa quando colpire piano e quando fare male con il grande spalatore di nuvole, e quelli del gelido Arnaldur Indriðason, dove ogni caso sembra un frammento di gh...

Non era il silicio a contenere i sogni, ma chi lo programmava.

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BLOG di Paolo Borzini   "Non era il silicio a contenere i sogni, ma chi lo programmava." Questa frase doveva essere il finale del racconto  Luna VI , contenuto in  Universi Resilienti . Ma Greg, il protagonista, ha voluto avere l’ultima parola. E io gliel’ho lasciata volentieri. Del resto, non volevo sottolineare che lui era solo una spalla. I veri protagonisti erano i robot. Poi quella frase l’ho stampata su cartoncino, scritta in oro su sfondo marrone bronzo, e l’ho appoggiata accanto all’Amstrad CPC 6128 Plus che ho portato al BissaBook 2025, durante l’evento “Incontra l’autore”. Due contesti diversi: un racconto ambientato su una base di un satellite artificiale e una mostra all’aperto, sotto il sole di maggio. Eppure, in entrambi, c’erano i computer. In entrambi, c’erano i sogni. Oggi si parla sempre più di computer, anche se spesso non li chiamiamo più così. Li chiamiamo IA, smartphone, IoT, GPU, veicoli autonomi, razzi su Marte… Ma dietro tutto questo, ci dimentich...

Parole limate, pensieri spuntati.

BLOG di Paolo Borzini  Parole limate, pensieri spuntati. Riflettevo su 1984, dopo averne parlato tanto, mi sono accorto che non si tratta solo di un libro distopico sul controllo e la sorveglianza. Già di per sé straordinario e terribile ma Orwell ha fatto molto di più, ha lasciato un avvertimento nascosto tra le righe, uno di quelli che restano anche quando chiudi il libro. Il vero cuore di quel romanzo è la lingua. La Neolingua, progettata per ridurre il pensiero. Meno parole, meno idee. Niente sinonimi, niente sfumature. Un linguaggio semplificato, rigido, utile solo a descrivere ciò che il potere consente. E non serve aspettare Oceania, basta guardare cosa succede ogni giorno. Il verbo "fare" è diventato il jolly che sostituisce tutto: fare un discorso, fare un viaggio, fare male. Ogni volta che lo usiamo al posto di un verbo più preciso, spegniamo una sfumatura. E quando le sfumature spariscono, il pensiero si spegne con loro. Anche la traduzione contribuisce. Ogni passa...

36 anni e non sentirli: il mio CPC al BissaBook

Questo blog era nato anni fa per parlare di computer. Anzi, di retrocomputer e di programmazione. Nel tempo si è evoluto: dopo aver scritto per anni di macchine che – chi più, chi meno – hanno segnato l’epoca informatica tra la fine degli anni ’70 e l’inizio dei ’90, e dopo aver raccontato lo stato dei miei progetti informatici (soprattutto compilatori e interpreti), ho iniziato a condividere anche pensieri, riflessioni e letture accumulate nel corso del tempo. Oggi però voglio fare un passo indietro. Anche perché, durante l’incontro “Incontra l’autore” all’interno del BissaBook, oltre alle domande sul libro, molte persone mi hanno chiesto informazioni sullo splendido Amstrad CPC 6128 Plus che avevo portato con me. E che – piccola nota d’orgoglio – ha funzionato per tutte le tre ore (e oltre) in cui sono rimasto al tavolo. Un computer con 36 anni di vita, mica uno di quei gingilli moderni che si piantano appena aggiorni il sistema operativo. E con lo stesso editor di testi che usavo al...

Un pomeriggio di racconti, byte e sorrisi

Un pomeriggio di racconti, byte e sorrisi Blog di Paolo Borzini Sono appena rientrato a casa. Il tempo di svuotare i borsoni – l’Amstrad CPC 6128 Plus, la powerstation, le tovaglie, le copie del mio Universi Resilienti – e mi sono subito rimesso alla tastiera. Voglio salvare, byte dopo byte, questa bellissima giornata. Ai tempi di Autoprint, quando lavoravamo su un sistema innovativo per la prestampa con tecnologia inkjet, ho fatto le ossa tra fiere, convegni e manifestazioni. Parlare in pubblico, per me che sono timido, è sempre stato difficile. Mi vedo un po’ come un motore diesel: partenza lenta, ma poi non mi ferma più nessuno. Oggi, nell’ambientazione del Parco del Donatore, di fronte al Centro Culturale Elisa Conte, è stato tutto molto piacevole. Qualche nuvola minacciosa è passata sopra le nostre teste, ma il tempo ha retto. La temperatura era perfetta, e anche l’organizzazione: impeccabile. Sono arrivato un’ora prima dell’inizio e i tavoli erano già pronti. Ne ho scelto uno in ...

Tre minuti per spiegare 1984

BLOG di Paolo Borzini Tre minuti per spiegare 1984?  Impossibile. Ma ci ho provato. Alle organizzatrici del BissaBook va il mio primo pensiero, hanno creato qualcosa di raro, una piccola bolla fuori dal tempo, dove una decina di lettori e lettrici si sono raccontati attraverso i libri.  Il Book Date si è svolto in uno spazio raccolto, amichevole, vivo. Un po’ troppo vivo, forse, abbiamo sforato i tempi a ogni round. Ho portato 1984. Avevo preparato un riassunto. Non l’ho usato. Mi sono accorto che parlare di Orwell è come aprire un varco: non riesci a fermarti a "di cosa parla", finisci subito su "perché lo ha scritto" e, soprattutto, "cosa ci sta dicendo oggi". E allora via con la Neolingua, il pensiero semplificato, le parole cancellate, la verità riscritta, la paura che ti fa dire: "fatelo a Julia". Altro che tre minuti.  Ogni volta provavo a iniziare con educazione: "vai tu per primo". Ma poi finivo sempre col dilagare. Il bello? Ne...

Quando il Cyberpunk Suonava Italiano

 Quando il Cyberpunk Suonava Italiano BLOG di Paolo Borzini Non è stata solo la lettura a formare il mio gusto per la fantascienza, ma anche la musica. Frequentavo la prima superiore quando, grazie a un compagno di classe, scoprii le canzoni di Alberto Camerini. Nell'album Comici Cosmetici è contenuta una canzone dal titolo Neurox, un brano affascinante e sorprendentemente anticipatore del genere cyberpunk — ben prima che quello che considero il padre del genere, William Gibson, pubblicasse Neuromante. Camerini, per me, è stato un genio visionario. Con la sua musica ha aperto le porte di un mondo fatto di robot, androidi, connessioni, giocattoli a pile... ma anche di vuoto interiore e di quell’eterna ricerca dell’amore che, in fondo, è la struttura portante dell’essere umano. Oltre ad aver ispirato il mio nickname, Neurox66, questa canzone ha influenzato profondamente alcuni miei racconti e poesie. Ricordo ancora la sensazione di quel primo ascolto: i suoni sintetici, le parole vis...

Pensare è faticoso, meglio lasciar perdere.

Pensare è faticoso, meglio lasciar perdere. Blog di Paolo Borzini  Decidere di smettere di pensare: è colpa dell’informazione? Dei media che ci imboccano con una narrazione prefabbricata? Oppure è una scelta nostra, una resa consapevole? La verità è che pensare è un’operazione faticosa, scomoda, ingombrante. Molto più semplice lasciarsi trasportare dalla corrente, adottare il pensiero in voga, replicare quello che si sente in giro — magari con convinzione, ma senza passare nemmeno dal filtro del dubbio. Ma cos’è pensare, se non l’attività più nobile e faticosa della mente? Un processo in cui si formano idee, concetti, coscienza, immaginazione, desideri, critica, giudizio e ogni possibile raffigurazione del mondo. Se la mettiamo così, verrebbe da dar ragione agli empiristi: il pensiero sarebbe solo un prodotto fisiologico del cervello, generato dalla complessità delle sue connessioni neuronali. Come la bile è una secrezione del fegato, o la saliva delle ghiandole salivari. Però — e ...