Parole limate, pensieri spuntati.

BLOG di Paolo Borzini 

Parole limate, pensieri spuntati.

Riflettevo su 1984, dopo averne parlato tanto, mi sono accorto che non si tratta solo di un libro distopico sul controllo e la sorveglianza. Già di per sé straordinario e terribile ma Orwell ha fatto molto di più, ha lasciato un avvertimento nascosto tra le righe, uno di quelli che restano anche quando chiudi il libro.

Il vero cuore di quel romanzo è la lingua. La Neolingua, progettata per ridurre il pensiero. Meno parole, meno idee. Niente sinonimi, niente sfumature. Un linguaggio semplificato, rigido, utile solo a descrivere ciò che il potere consente.

E non serve aspettare Oceania, basta guardare cosa succede ogni giorno. Il verbo "fare" è diventato il jolly che sostituisce tutto: fare un discorso, fare un viaggio, fare male. Ogni volta che lo usiamo al posto di un verbo più preciso, spegniamo una sfumatura. E quando le sfumature spariscono, il pensiero si spegne con loro.

Anche la traduzione contribuisce. Ogni passaggio da una lingua all’altra lima qualcosa, smussa, ritocca. “Big Brother” è diventato “Grande Fratello”, perdendo l’ambiguità affettuosa e inquietante dell’originale. La Bibbia stessa è un esempio immenso di significati trasformati lungo il cammino: da Elohim al Dio unico, da aramaico a latino, la parola viva si è fatta dottrina, le sfumature sono evaporate nel dogma.

E così mi sono chiesto: forse Orwell in 1984 è stato persino ottimista. Perché oggi non serve più la tortura, basta la semplificazione. Non serve il terrore, basta l’abitudine. E il linguaggio, reso piatto, fa il resto.

Orwell non ci ha lasciato solo una storia. Ci ha lasciato un manuale per riconoscere il momento esatto in cui le parole iniziano a non bastare più. E se ci ostiniamo a usarle bene, con cura e con precisione, forse e sottolineo forse, anche adesso in questo preciso momento abbiamo ancora un pensiero nostro. 
Sono terribile? Esagero? Vedo tutto negativo? 
Fateci caso quando parlate o ascoltate un altro parlare, create un radar per catturare l'utilizzo del verbo fare. Quante volte in una sola frase usiamo “fare”? Eppure, la lingua italiana ha più di 15.000 verbi  azioni precise, sfumature, alternative. Se non riusciamo più a trovarne uno al posto di “fare”, e vi assicuro che esiste, allora sì la Neolingua è già tra noi.
E l’appiattimento del pensiero è già cominciato.

Un piccolo esempio:
fare un discorso : pronunciare, esporre, tenere, formulare
fare una domanda : chiedere, domandare, interrogare
fare un commento : osservare, notare, commentare
fare una proposta : proporre, suggerire, presentare
fare una battuta : scherzare, ironizzare, punzecchiare
fare un segnale : segnalare, indicare, accennare
fare un lavoro : lavorare, svolgere, eseguire, realizzare
fare una riparazione : riparare, sistemare, aggiustare
fare un disegno : disegnare, abbozzare, illustrare
fare un progetto : progettare, pianificare, ideare
fare un oggetto : costruire, fabbricare, modellare, creare
fare un'analisi : analizzare, esaminare, valutare
fare un calcolo : calcolare, computare
fare un sogno : sognare
fare una scelta : scegliere, decidere, optare
fare un ragionamento : ragionare, dedurre, riflettere
fare un complimento : complimentarsi, lodare
fare una critica : criticare, contestare
fare un favore : rendere un favore, aiutare, concedere, agevolare
fare un regalo : donare, regalare, offrire
fare una telefonata : telefonare, chiamare
fare amicizia : socializzare, stringere amicizia
fare una doccia : lavarsi
fare un bagno : fare il bagno (accettabile), ma anche immergersi, bagnarsi, rilassarsi
fare la barba : radersi
fare la pipì : urinare, andare in bagno
fare ginnastica : allenarsi, esercitarsi
fare una pausa : sospendersi, riposare
fare da mangiare : cucinare, preparare, servire
fare un dolce : preparare, infornare, impastare
fare un caffè : preparare, versare, servire
fare colazione : fare colazione è accettabile, ma anche consumare, mangiare.
fare un viaggio : viaggiare, partire, esplorare
fare un giro : girare a zonzo, passeggiare, andare in giro
fare un’escursione : camminare, esplorare, andare in escursione
fare una foto : fotografare, scattare
fare un appuntamento : fissare, prenotare, organizzare
fare i compiti : studiare, esercitarsi, risolvere esercizi
fare una lista : elencare, annotare, stilare
fare una riunione : riunirsi, convocare, discutere
fare causa : citare in giudizio, intentare causa
fare la guerra : combattere, attaccare, guerreggiare
fare pace : riappacificarsi, riconciliarsi
fare qualcosa : compiere, attuare, realizzare, eseguire
fare bene / fare male : beneficiare, nuocere, ferire, aiutare
fare casino : confondere, disordinare, causare caos
fare brutto : minacciare, intimidire
fare figura : figurare, apparire, sembrare

Intendiamoci: il verbo fare non è sbagliato. Ma quando sostituisce ogni altra azione, svuota il linguaggio. Come dicevo, e non smetterò di ripeterlo, quando le parole si appiattiscono, si spiana anche il pensiero. Ogni verbo ha la sua sfumatura, la sua forza, la sua precisione.

Sceglierlo bene è già metà del discorso.

Paolo Borzini

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