Non era il silicio a contenere i sogni, ma chi lo programmava.
BLOG di Paolo Borzini
"Non era il silicio a contenere i sogni, ma chi lo programmava."
Questa frase doveva essere il finale del racconto Luna VI, contenuto in Universi Resilienti.
Ma Greg, il protagonista, ha voluto avere l’ultima parola.
E io gliel’ho lasciata volentieri.
Del resto, non volevo sottolineare che lui era solo una spalla. I veri protagonisti erano i robot.
Poi quella frase l’ho stampata su cartoncino, scritta in oro su sfondo marrone bronzo, e l’ho appoggiata accanto all’Amstrad CPC 6128 Plus che ho portato al BissaBook 2025, durante l’evento “Incontra l’autore”.
Due contesti diversi: un racconto ambientato su una base di un satellite artificiale e una mostra all’aperto, sotto il sole di maggio.
Eppure, in entrambi, c’erano i computer.
In entrambi, c’erano i sogni.
Oggi si parla sempre più di computer, anche se spesso non li chiamiamo più così.
Li chiamiamo IA, smartphone, IoT, GPU, veicoli autonomi, razzi su Marte…
Ma dietro tutto questo, ci dimentichiamo una cosa fondamentale, c’è sempre l’uomo.
Il genio umano. Una delle parti più belle dell’umanità.
Dietro ogni macchina, c’è qualcuno che ha immaginato, pensato, costruito ma anche sudato, intuito, fallito, riso, passato notti insonni.
Dietro ogni interfaccia, ogni chip, ogni linguaggio, ogni riga di codice, c’è un essere umano.
Ci sono nomi, storie, sogni: Babbage, Lovelace, Olivetti, Faggin, Keller, Jobs, Hopper, Gates, Sinclair, Sugar, Kildall, Miner, Tramiel, Hewlett, Packard, Curry, Hauser, Peddle...
Mi fermo qui, perché la lista sarebbe quasi infinita.
Donne e uomini, ciascuno con il proprio contributo, grande o piccolo.
E fin dall’inizio, da Ada Lovelace in poi, la storia dell’informatica è attraversata da figure femminili decisive, spesso dimenticate, ma fondamentali.
Ma non era lì che volevo andare, però.
Quello che mi preme dire è che nei sogni di tutte queste persone si è riversata, in qualche modo, un’idea.
Un’idea fatta di silicio, sì, ma anche di umanità.
Perché dentro il silicio c’è la mano dell’uomo.
E i sogni non li contiene il silicio, ma chi lo programma.
Ecco il senso profondo di quella frase.
E della mia ostinazione nel raccontare, sempre, storie con un computer dentro,
per ricordare a me stesso, e a chi legge,
che nessun algoritmo potrà mai sostituire la bellezza di un sogno umano.
Paolo Borzini
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