La mia libreria ha scaffali diversi...

BLOG di Paolo Borzini

 La mia libreria ha scaffali diversi (e uno ha la S maiuscola)

Sono un lettore onnivoro, e la mia libreria lo conferma.

C’è di tutto, dai romanzi d’avventura pieni di sommergibili nucleari scritti da Patrick Robinson, alle missioni impossibili di James Rollins, dove il mondo rischia di finire almeno tre volte a libro. E prima ancora, tutta la pletora dei romanzi di Clive Cussler, con Dirk Pitt e Al Giordino sempre pronti a rischiare la propria vita, dalle fosse oceaniche fino alle cime delle montagne.

Ho passato notti intere a seguire le indagini dell’ispettore Chen, tra shikumen affollate, templi, tè, tofu verde e battute sottili come la lama di un ventaglio. 
Non mancano, naturalmente, i gialli con la G maiuscola quelli di Fred Vargas, che mescola folklore e crimini con la grazia di una penna che sa quando colpire piano e quando fare male con il grande spalatore di nuvole, e quelli del gelido Arnaldur Indriðason, dove ogni caso sembra un frammento di ghiaccio piantato nello stomaco.
Tra un delitto e l’altro, si aprono le porte della storia con le cattedrali e le dinastie di Ken Follett: libri solidi, ben costruiti, storie che funzionano come archi rampanti.
Sì, lo so, ha scritto molte cose, ma per me solo "I pilastri della terra" merita lo scaffale buono, mentre "Nel bianco" è stato relegato altrove.
Poi c’è il fantasy, e lì si apre un altro regno.
C’è ovviamente Tolkien, l’inevitabile e poi i tre Terry; Brooks, Goodkind e Pratchett.
Brooks e Goodkind con le loro saghe infinite, ognuna più salvifica e apocalittica della precedente.
Pratchett… beh, Pratchett è un caso a parte. Fa ridere, poi fa pensare, poi ti accorgi che ti ha fregato e hai le lacrime agli occhi. E non sai neanche perché.
A me le guardie! è un libro, ma anche una dichiarazione d’intenti.
Tutti questi libri hanno il loro posto.
Sono romanzi di buon livello, letture appassionanti, compagni di qualche giorno o di qualche notte.
Li leggo come si guarda un ottimo ma non sempre film d'avventura, tipo il ciclo The Librarian con il Dottor Carter di E.R. oppure Indiana Jones, National Treasure, La carta sferica (e sì, forse quello è solo un libro... ma ci siamo capiti).
Storie che intrattengono, avventure che funzionano. E va benissimo così, ma poi, c’è l’altro piano.
Quello che nella mia libreria fisica è in alto, quasi a voler stare lontano dal resto.
Non per superbia, ma per necessità. È lo scaffale che non contiene semplici romanzi, contiene esperienze.
Libri che non ho solo letto. Mi hanno letto loro.
Mi hanno guardato dentro, spostato le pareti, lasciato qualcosa.
A volte una ferita, a volte una scintilla. A volte entrambe. Lì ci metto:
  • 1984 di George Orwell – lucido, chirurgico, disturbante. Non un libro, una lama.
  • Magus. Il romanzo di Nostradamus di Valerio Evangelisti – profezia, storia e visione: Evangelisti in stato di grazia.
  • Il quinto giorno di Frank Schätzing – un’apocalisse ecologica scritta con precisione quasi biologica.
  • Neuromante e tutta la trilogia dello Sprawl di William Gibson – il futuro passato che non smette di essere presente.
  • Ricambi di Michael Marshall Smith – un pugno nello stomaco emotivo e filosofico.
  • I pilastri della terra di Ken Follett – sì, solo questo, ma un meccanismo narrativo perfetto. E se non ci fosse, mancherebbe qualcosa.
  • Il Ciclo dei Guardiani di Sergej Lukjanenko – l’eterno combattimento tra luce e tenebre, dove il confine non esiste.
  • 22/11/’63 di Stephen King – un capolavoro romantico e fantascientifico che tocca in profondità.
E altri titoli, che a me hanno emozionato e dato talmente tanto che per forza li devo onorare dandogli un posto speciale. Questi sono i libri che non dimentico.
Quelli che, se li riapro, mi riportano dove ero quando li ho letti la prima volta.
Come se avessero un tempo loro.
E forse ce l’hanno davvero.

Ah, e se ora vi è venuta voglia di rivedere i vostri scaffali... siete in buona compagnia.
Dateci un’occhiata. Magari ne avete uno anche voi, con quella S maiuscola che sporge un po’ di lato.
Tranquilli, succede ai lettori veri.

Buona lettura,
Paolo Borzini

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