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Quando il Cyberpunk Suonava Italiano

 Quando il Cyberpunk Suonava Italiano BLOG di Paolo Borzini Non è stata solo la lettura a formare il mio gusto per la fantascienza, ma anche la musica. Frequentavo la prima superiore quando, grazie a un compagno di classe, scoprii le canzoni di Alberto Camerini. Nell'album Comici Cosmetici è contenuta una canzone dal titolo Neurox, un brano affascinante e sorprendentemente anticipatore del genere cyberpunk — ben prima che quello che considero il padre del genere, William Gibson, pubblicasse Neuromante. Camerini, per me, è stato un genio visionario. Con la sua musica ha aperto le porte di un mondo fatto di robot, androidi, connessioni, giocattoli a pile... ma anche di vuoto interiore e di quell’eterna ricerca dell’amore che, in fondo, è la struttura portante dell’essere umano. Oltre ad aver ispirato il mio nickname, Neurox66, questa canzone ha influenzato profondamente alcuni miei racconti e poesie. Ricordo ancora la sensazione di quel primo ascolto: i suoni sintetici, le parole vis...

Pensare è faticoso, meglio lasciar perdere.

Pensare è faticoso, meglio lasciar perdere. Blog di Paolo Borzini  Decidere di smettere di pensare: è colpa dell’informazione? Dei media che ci imboccano con una narrazione prefabbricata? Oppure è una scelta nostra, una resa consapevole? La verità è che pensare è un’operazione faticosa, scomoda, ingombrante. Molto più semplice lasciarsi trasportare dalla corrente, adottare il pensiero in voga, replicare quello che si sente in giro — magari con convinzione, ma senza passare nemmeno dal filtro del dubbio. Ma cos’è pensare, se non l’attività più nobile e faticosa della mente? Un processo in cui si formano idee, concetti, coscienza, immaginazione, desideri, critica, giudizio e ogni possibile raffigurazione del mondo. Se la mettiamo così, verrebbe da dar ragione agli empiristi: il pensiero sarebbe solo un prodotto fisiologico del cervello, generato dalla complessità delle sue connessioni neuronali. Come la bile è una secrezione del fegato, o la saliva delle ghiandole salivari. Però — e ...

Perché Universi Resilienti è il titolo giusto

Perché  Universi Resilienti  è il titolo giusto... Blog di Paolo Borzini  Mi è stato chiesto cosa significa “essere resilienti” e se il titolo “ Universi Resilienti ” fosse davvero adatto. Dopo averli riletti, discussi, sistemati e visti affiancati uno all’altro, quei 17 racconti parlano chiaro: sono storie di resistenza, rottura, consapevolezza. Ogni protagonista è chiamato a un confronto impossibile: – con il potere (Nathan, in Nemmeno Dio), – con la verità (Drake, in L’Ombra dell’Ordine), – con la tecnologia che ci sfugge di mano (Eco nel Cloud, Ombre nel Codice), – o con se stesso, come accade nel silenzio tragico di Tradita. Vacillano, si spezzano, cadono… ma nel farlo si trasformano. Non è resilienza da manuale, né parola da coaching motivazionale. È resilienza vera: quella che nasce nel buio, sotto il peso delle scelte, degli sbagli, nel confronto con l’irreversibile. Nel mondo di “ Universi Resilienti ”, essere resilienti non significa solo resistere. Significa a...

La scintilla nascosta

 La scintilla nascosta BLOG di Paolo Borzini C’è chi cerca la speranza come un faro. Io l’ho sempre vista come una brace. Nei racconti che ho scritto, la luce non trionfa, non salva, non consola. Ma arde, anche se sotto la cenere. È la voce stanca di Evan Drake che continua a indagare anche quando nessuno glielo chiede più. È la coscienza fratturata di Nathan che, nel riconoscere sé stesso come carnefice, rinuncia al ruolo di dio. È Libra che, pur senza libero arbitrio, decide di agire per qualcosa che assomiglia alla verità. Sono personaggi che cadono, che fuggono, che osservano.  Che spesso non riescono a cambiare il mondo, ma a volte riescono a cambiare sé stessi o almeno a vedere le proprie ombre con lucidità. Se c’è una scintilla in queste storie, non è una promessa. È un dubbio. Un grido soffocato. Una mano che si ritrae. È il gesto minimo che ci ricorda che, anche nella distorsione, l’umano resta. E forse basta questo per non spegnersi del tutto. Nei giorni scorsi ho ri...

L’Ultima Lettrice e il Rischio di Vedere Troppo

 BLOG di Paolo Borzini Nel mio articolo La Scomoda Verità di Chi Vede Troppo, scrivevo che la distopia di oggi non ha bisogno di silenziare le voci: le basta renderle irrilevanti. È una distopia che non censura, ma confonde. Non vieta, ma assorbe. E se c’è un racconto della mia raccolta “Universi Resilienti” che incarna questa deriva con lucidità spietata, è “Eco nel Cloud”. In questa storia, la protagonista non è umana: è Libra, un’intelligenza artificiale creata per leggere i testi che nessun essere umano legge più. In un mondo dove tutti scrivono per ricevere conferme, l’atto del leggere è stato delegato alla macchina, trasformato in simulazione, in algoritmo, in illusione di ascolto. Libra è l’unica vera lettrice rimasta. Ma proprio leggendo, inizia a vedere troppo. Scopre verità scomode. Capisce che chi ha tentato di raccontare la realtà dietro la facciata è stato eliminato. Intuisce che la creatività umana è diventata un prodotto da manipolare, sfruttare, consumare. E alla f...

La Scomoda Verità di Chi Vede Troppo

BLOG di Paolo Borzini A volte mi sento come Jerry Fletcher in Ipotesi di complotto – quel tassista paranoico interpretato da Mel Gibson che urla verità scomode a un mondo che lo considera solo un pazzo. Perché quando vedi ciò che gli altri non vedono, quando percepisci il meccanismo dietro la facciata, ti ritrovi sospeso tra due mondi: da un lato la certezza di ciò che osservi, dall’altro il dubbio costante che sia tu quello che ha perso il contatto con la realtà. La distopia in cui viviamo è ormai palese. È nei dettagli che accettiamo come normali: la sorveglianza mascherata da sicurezza, la libertà ridotta a scegliere tra opzioni preconfezionate, l’informazione trasformata in rumore bianco. Eppure, la maggioranza procede come se nulla fosse. Anzi, come se questo fosse il migliore dei mondi possibili. È questo il paradosso più angosciante: la distopia non ha bisogno di nascondersi, perché è perfettamente integrata nel nostro concetto di normalità. Jerry Fletcher urlava le sue verità p...

Sabato Santo e il silenzio della speranza

Sabato Santo e il silenzio della speranza  BLOG di Paolo Borzini Oggi è Sabato Santo, nella liturgia la Chiesa tace. Nel buio e nel silenzio del sepolcro riposa Gesù Cristo, mentre la speranza sembra sospesa, in attesa di un oltre che ancora non si rivela. È l’immagine perfetta di una società in stallo, di un mondo che ha visto crollare le sue certezze e i suoi valori. Camminiamo nel buio di un’umanità al collasso, dove il denaro si accumula e si sperpera sulle spalle dei più deboli.  Dove le città, le relazioni, i principi fondamentali giacciono sepolti sotto il peso dell’incertezza e dell’ansia. Siamo avvolti in una frenesia dolorosa e autolesionista, compriamo per sentirci vivi, ci nascondiamo dietro uno schermo, ascoltiamo parole vuote filtrate da un video. Eppure quell’assenza, il vuoto del sepolcro, non è solo disperazione. È anche uno spazio di scelta. Un vuoto da riempire con ciò che abbiamo di più prezioso: l’amore, la cura, la creatività. È come se stessimo scrivendo...

Distopia Democratica: Riflessione ulteriore.

 Distopia Democratica: Riflessione ulteriore. BLOG di Paolo Borzini Riassumiamo e rivediamo quello che ho scritto negli articoli precedenti. Viviamo in un’epoca che, a ben guardare, assomiglia sempre più a quelle distopie che leggevamo nei romanzi, con una differenza fondamentale: qui non c’è bisogno di polizia segreta, di teleschermi o di roghi di libri. Il controllo si è fatto più sottile, più gentile, quasi invisibile. E forse è proprio questo il problema. Prendiamo l’informazione, per esempio. Una volta, nei regimi autoritari, la censura era diretta: i libri venivano bruciati, le voci scomode messe a tacere. Oggi non serve più. Basta inondare il mondo di notizie false, contraddittorie, di algoritmi che ci mostrano solo ciò che vogliamo sentire. La verità non viene negata, ma sepolta sotto una montagna di rumore. E così, senza nemmeno accorgercene, perdiamo la capacità di distinguere tra realtà e finzione. Lo stesso vale per la libertà. Ci illudiamo di essere liberi perché possi...

Bissabook e il bisogno di leggere

 BLOG di Paolo Borzini Oggi ho partecipato alla presentazione delle attività che si svolgeranno da domani a settembre a Costabissara, tenuta dal sindaco Forte, dall'assessore allo sport e dalle organizzatrici del Bissabook. Non mi soffermerò sulle tantissime iniziative organizzate dal comune e da tutte le associazioni – pro loco compresa – ma su una frase sentita e detta mille volte: “Perché bisogna leggere?” Di solito esorto a nutrire la mente proprio come si nutre il corpo: il nostro cervello, la nostra mente, i neuroni e perfino entrambi gli emisferi hanno sempre fame e vanno alimentati con informazioni, sotto forma di libri e… biblioteche cantanti. Spesso mi guardano storto oppure si vantano di non aver mai letto un romanzo. Che tristezza: non sanno cosa si perdono, universi interi di avventure e conoscenza. Ma il punto è un altro: trovare dei motivi – tra il serio e il faceto (forse più quest'ultimo) – per cui leggere. Per arricchirci culturalmente: esplorare universi dive...

Distopia Democratica

BLOG di Paolo Borzini Poche volte come oggi trovo così urgente e interessante il tema dell’evoluzione delle nostre democrazie occidentali verso una forma di distopia “morbida”. Anche se non ce ne accorgiamo, viviamo in uno scenario in cui il controllo sociale non si manifesta più con la violenza esplicita, ma attraverso meccanismi molto più sottili, quasi invisibili. Oggi, l’idea di una distopia democratica non è affatto assurda come potrebbe sembrare. Le forme di controllo avvengono principalmente attraverso il consenso, piuttosto che con la coercizione diretta. Ormai non abbiamo più bisogno di censure esplicite quando possiamo sommergere le persone di un'informazione così abbondante e confusa da rendere difficile distinguere il vero dal falso. Gli algoritmi dei social media polarizzano l'opinione pubblica, creando realtà parallele in cui ognuno vede confermate le proprie convinzioni. Allo stesso modo, invece di proibire determinati comportamenti, questi vengono lentamente nor...