La Scomoda Verità di Chi Vede Troppo
BLOG di Paolo Borzini
A volte mi sento come Jerry Fletcher in Ipotesi di complotto – quel tassista paranoico interpretato da Mel Gibson che urla verità scomode a un mondo che lo considera solo un pazzo. Perché quando vedi ciò che gli altri non vedono, quando percepisci il meccanismo dietro la facciata, ti ritrovi sospeso tra due mondi: da un lato la certezza di ciò che osservi, dall’altro il dubbio costante che sia tu quello che ha perso il contatto con la realtà.
La distopia in cui viviamo è ormai palese. È nei dettagli che accettiamo come normali: la sorveglianza mascherata da sicurezza, la libertà ridotta a scegliere tra opzioni preconfezionate, l’informazione trasformata in rumore bianco. Eppure, la maggioranza procede come se nulla fosse. Anzi, come se questo fosse il migliore dei mondi possibili. È questo il paradosso più angosciante: la distopia non ha bisogno di nascondersi, perché è perfettamente integrata nel nostro concetto di normalità.
Jerry Fletcher urlava le sue verità per strada, convinto che prima o poi qualcuno lo avrebbe ascoltato. Oggi il problema è ancora più sottile: possiamo dire tutto quello che vogliamo, ma nessuno ci crede davvero. O meglio, le nostre parole si perdono in un oceano di contenuti, ridotte a opinioni tra tante, confinate nell’angolo dei “complottisti” o dei “pensatori troppo critici”. Il sistema non ha nemmeno bisogno di zittirti: basta farti sembrare irrilevante.
Forse il vero controllo non è nella repressione, ma nella banalizzazione della verità. Puoi parlare di algoritmi che manipolano, di democrazie svuotate, di diritti che svaniscono… ma tutto viene ridotto a teoria, a pessimismo, a “visione distorta”. Intanto, la distopia avanza, silenziosa, senza che nessuno la chiami per nome.
E allora? Forse l’unica resistenza possibile è continuare a vedere. A nominare le cose. A non accettare che questa sia l’unica realtà concepibile. Jerry Fletcher, in fondo, aveva ragione su molte cose. Il suo errore era credere che la verità, una volta rivelata, avrebbe cambiato tutto. Oggi sappiamo che non basta vedere: bisogna trovare chi è disposto a vedere con te.
Perché il primo passo per uscire dalla distopia è riconoscere che esiste. Il secondo è capire che non siamo i soli a vederla.
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