Diciassette racconti, un’anima: La Genesi di Universi Resilienti
Come ho già accennato nei miei precedenti articoli, questa raccolta nasce dal desiderio di trasformare i testi che da anni giacevano nel mio hard disk in qualcosa di tangibile: un libro. Tuttavia, non ho ancora raccontato l'intero percorso che mi ha condotto fino alla pubblicazione. Guardandomi indietro, devo ammettere che scrivere i racconti è stata la parte più semplice.
La vera sfida è arrivata dopo, con una fase di rilettura quasi infinita, alla caccia di errori grammaticali, imprecisioni semantiche e refusi di ogni tipo. Nonostante questa “caccia al bug” senza quartiere, due settimane dopo l'uscita del libro, rileggendolo per l’ennesima volta, ho trovato due errori. Orrore! Per un attimo mi sono sentito perduto, ma poi mi sono subito attivato per correggerli. Fortunatamente, grazie al sistema di stampa on-demand, le copie non corrette si sono limitate a una cinquantina.
La parte più ardua, però, è stata scegliere l’ordine dei diciassette racconti. Ho passato più di una settimana a sistemarli, come si fa in una partita a Tetris con i tetramini, cercando l’incastro perfetto. La scelta del primo e dell’ultimo racconto, invece, è stata abbastanza immediata. Come l’assolo di chitarra che apre un concerto, “Autostrada Infernale” mi è sembrato il punto di partenza ideale. È un racconto leggero, ispirato tanti anni fa da un mio amico motociclista che stavo seguendo in auto per raggiungere un rifugio di centauri. In sottofondo, alla radio, suonava “Highway to Hell” degli AC/DC, e l’idea ha preso forma.
L’ultimo racconto, “Nemmeno Dio”, è quello a cui sono più legato, perché è stato il primo che ho scritto con una certa consapevolezza, all’età di 16 anni. Frequentavo le superiori a Salsomaggiore Terme e stavo tornando a casa in treno, un viaggio complicato da coincidenze prese al volo. Quel giorno, complice uno sciopero a Piacenza, mi trovai costretto a salire su un InterCity per Milano Centrale. Lasciando perdere la multa che il controllore mi fece perché avevo il biglietto sbagliato (e che riuscii a pagare grazie alla generosità di un signore seduto accanto a me), continuai il tragitto verso Milano.
Era autunno, e la nebbia dalle mie parti in quel periodo era qualcosa di denso, quasi palpabile. Mancavano pochi chilometri alla stazione e, guardando fuori dal finestrino, vedevo palazzi alti e in costruzione che incombevano sulla ferrovia, avvolti in un alone spettrale. La sera prima, a casa di un amico, avevo visto per la prima volta un videoregistratore (era il 1981) e con esso il film di culto “Il Vendicatore della Notte” con Charles Bronson. Quelle immagini mi avevano colpito, e mi domandai se in futuro sarebbero esistite distopie. Una parola nuova per me, che avevo imparato poco tempo prima leggendo “Dissipatio H.G.” di Guido Morselli.
Da quelle riflessioni, soprattutto morali, è nato “Nemmeno Dio”. Negli anni l’ho revisionato innumerevoli volte, cercando di affinare ogni parola che mi suonava stonata. È il racconto che chiude questa raccolta e per me rappresenta un punto di arrivo e, insieme, un inizio.
Tra questi due poli, ho alternato gli altri quindici racconti, cercando di creare un ritmo bilanciato. Ho inserito momenti più leggeri, come “Angeli”, “Casa Galassia” e “Magari Dormo”, per dare respiro al lettore.
Spero che la mia scelta riesca a conquistare anche voi.
Commenti
Posta un commento